L’Oasi in città, un rifugio su cui contare per sostenere la Vitalità e ritrovare le Energie
LE STANZE
Il tuo riparo dalla frenesiaOasis Studio è situata nel centro di Torino, vicino a Porta Susa, nel quartiere San Donato.
Il nome prende ispirazione dalle oasi. Queste popolano il deserto e sono luoghi ricchi di acqua, fertili, in cui prospera rigogliosa la vita.
Per quanto le oasi del deserto siano un nucleo spontaneo e naturale, è in gran parte frutto di un lavoro quotidiano e meticoloso al fine di preservarne la bellezza e la vitalità ed impedirne al deserto la distruzione.
Come un’oasi nel deserto anche Oasis Studio Torino si riserva di essere un luogo, uno spazio, un momento di quiete e ristoro dalla vita quotidiana.
Gli spazi di Oasis Studio sono caratterizzati dal silenzio, dalla quiete e dall’intimità che permette ad ogni persona, professionista o cliente, di lavorare con rilassatezza e concentrazione, in un ambiente pulito e salubre.
Sono stati utilizzati materiali di bioedilizia, dalle tinture naturali ai mobili in legno massiccio, al fine di preservare la salubrità dell’aria che vi si respira.
La disposizione degli arredi, curata secondo il feng shui e la geo biofisica, crea uno spazio minimale che dona poche dispersioni energetiche e di concentrazione in modo tale da poter favorire il rilassamento, la concentrazione e la connessione con se stessi e gli altri.
Oasis Studio Torino ha voluto riportare la ciclicità e le proprietà dei movimenti dei 5 elementi: ACQUA, LEGNO, FUOCO, TERRA, METALLO all’interno del proprio spazio per sostenere, come suggerisce il Feng Shui per gli spazi specifici, la concentrazione, la connessione e il flusso energetico.
Così sono nate le 5 sale che ti accoglieranno se ci verrai a trovare.
SALA VERDE
la forza e la creatività del Legno a sostegno di nuovi percorsi, attivare la creatività, lo sviluppo dei propri talenti, il risveglio della coscienza.
Scheda tecnica: 35 mq, attività di gruppo, corsi di formazione, presentazioni, conferenze, proiezioni, workshop, stage. Impianto audio e di videoproiezione, ampio armadio in legno e carta di riso, sedie, tappetini, futon, teli, coperte e cuscini.
SALA ROSSA
L’espansione e l’Empatia del Fuoco a sostegno dell’apertura del Cuore, della Gentile Amorevolezza e Gioia di Esserci.
Scheda tecnica: 15 mq, attività individuali (colloqui, sedute, trattamenti, massaggi). Scrivania, 2 poltrone, lettino, futon, armadio a muro e libreria
SALA METALLO
L’Introspezione ed il respiro del Metallo a sostegno della scoperta delle proprie risorse, lasciando andare il superfluo
Scheda tecnica: 25 mq, riservata alla direzione del centro Oasis, ai Trattamenti shiatsu e alle pratiche condotte dall’insegnante Federico Bevione.
SALA BLU
La Volizione e Strutturazione del Acqua a sostegno dei processi di conoscenza e ristrutturazione dell’Io per dare voce ai propri desideri
Scheda tecnica: 20 mq, attività individuali (colloqui, sedute, trattamenti, massaggi). Scrivania, 2 poltrone comode, lettino, futon, armadio a muro e libreria.
INGRESSO
L’Accoglienza e la Trasformazione della Terra a sostegno della creazione di relazioni per un divenire costante
Scheda tecnica: ingresso, spogliatoio e area break
LO STABILE CHE CI OSPITA
La casa, situata tra via michele schina e via peyron e progettata da Pietro Fenoglio nel 1908 quasi al termine della carriera, si discosta dai tipici caratteri naturalistici del liberty e propende per un ritorno alle forme più compassate dell’architettura tradizionale.
La casa a tre piani, sorta all’angolo con via Schina 15, fu progettata dall’ingegnere Pietro Fenoglio (1865-1927) su commissione di Giovanni Noro e di Agostino Borione “impresari costruttori”. Per la famiglia Noro Borione l’ingegnere aveva lavorato due anni prima nella casa di via Cibrario 33 ed avrebbe eseguito negli anni a venire le case di corso Verona (1909-1910).
Il fronte su via Peyron si articola nella scansione regolare delle ampie aperture, delle paraste e dei balconi, tutti sottolineati da cornici plasmate in litocemento. L’apparato decorativo contrasta cromaticamente con il paramento murario che, dopo l’alto zoccolo di base, viene trattato con laterizio a vista. L’impostazione austera e rigida degli ornati litocementizi e l’aspetto anonimo delle ringhiere segnano il progressivo declino del gusto liberty e dei suoi guizzi naturalistici nella resa del ferro battuto, ancora ben presenti nella vicina casa Noro Borione in via Cibrario, progettata un paio di anni prima da Angelo Santoné (1853-1908). Nell’edificio di via Peyron emerge un ritorno a modelli più tradizionali, ispirati con tutta probabilità alle nuove tendenze dell’Esposizione Internazionale di Milano del 1906.
IL QUARTIERE
SAN DONATO
Le prime tracce storiche di Borgo San Donato di Torino risalgono al 1536, quando le truppe francesi devastarono l’abitato e distrussero la chiesetta dedicata a San Donato.
Il borgo San Donato, pur essendo “fuori le mura”, aveva una posizione molto privilegiata, trovandosi sulla strada reale di Francia, corrispondente all’odierno corso Francia.
Il borgo è sempre stato propizio alle industrie alimentari: Pier Paul Caffarel nel 1826 in via Carena aveva rimodernato un laboratorio di cioccolata ancora oggi famoso, e la prima fabbrica di birra venne qui fondata da Bosio e Caratsch.
Verso la fine del secolo il quartiere si estese con le costruzioni intorno a corso Francia e via Cibrario e con l’apertura di corso Regina Margherita fino alla cinta daziaria del Martinetto. Le tre arterie principali di via San Donato, via Cibrario e corso Regina vennero a costituire dei veri spartiacque che caratterizzarono a livello sociale e professionale la popolazione.
Proprio qui le vie Piffetti e Cibrario accolsero villini e case borghesi modellate sul gusto Art Nouveau. In via Piffetti i villini residenziali progettati da G. Gribodo si distinguono per i particolari dei piccoli ingressi e per i balconi: sfingi, innumerevoli fiori e motivi desunti dall’architettura nordica si confondono in quella favola liberty destinata a spingersi fino alle vie Salbertrand, Servais e Pietro Cossa
In via Principi d’Acaja 11 vi è il capolavoro di Pietro Fenoglio: villa La Fleur con la facciata coronata da garbati ferri battuti. Altri edifici notevoli sono il villino Raby di corso Francia 8 e il palazzo di via Cibrario 65 ove morì il poeta Guido Gozzano.
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